Nel mondo

L’uso di rivolgersi a sant’Emidio per chiedere la sua protezione contro il terremoto (anche se non si è ascolani) è documentato a partire dal 1703.
Nei primi mesi di quell’anno l’Italia centrale fu colpita da fortissimi terremoti che devastarono Norcia, L’Aquila e molte altre località appenniniche ma causarono solo lievi danni ad Ascoli.
Probabilmente furono in molti a concludere che il santo patrono di Ascoli doveva essere particolarmente potente contro il terremoto. Di certo negli anni seguenti, e specialmente tra il 1727 e il 1751, di pari passo con i terremoti che via via colpivano diverse regioni dell’Italia meridionale e centrale, la devozione per sant’Emidio cominciò a diffondersi velocemente nella penisola italiana.
Poco dopo la metà del Settecento il culto cominciò a diffondersi anche fuori dall’Italia.
ll 1 novembre 1755 un terribile terremoto devastò Lisbona, la capitale del Portogallo, e danneggiò un’area estesa dall’Andalusia fino alla costa nordafricana. Per capire quanto fosse forte questo terremoto si tenga conto che l’onda anomala da esso generata attraversò l’oceano Atlantico e raggiunse le coste americane.

Benedetto XIV

Si racconta che, proprio in quell’occasione, Papa Benedetto XIV abbia preso l’iniziativa di inviare ai sovrani di Portogallo e di Spagna alcune immagini di sant’Emidio e il testo di una preghiera a lui rivolta «para refugio de terremotos». Risale in effetti al 1756 la prima traccia documentaria della devozione emidiana in Spagna. Una volta attestato nella penisola iberica, l’uso di impetrare l’assistenza del santo patrono di Ascoli in occasione di terremoti  i terremoti si estese, per naturale progressione, alle colonie spagnole e portoghesi d’oltremare (Americhe, Asia).
Oggi la presenza della devozione per sant’Emidio è attestata (attraverso tracce più o meno evidenti) in quasi tutte le zone sismiche del mondo, inclusi paesi dove i cattolici sono una minoranza, come la Turchia e l’India.

Aggiornamento dati: gennaio 2014.